On. Francesca Peppucci: La più giovane europarlamentare italiana pronta alla nuova sfida delle Europee

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E’ la più giovane europarlamentare attualmente in carica. E’ dotata di determinazione, fame di politica e coraggio. Ha saputo imporsi in un ambiente dove i giovani, spesso, trovano difficoltà per emergere. Lei ce l’ha fatta, partendo dal consiglio comunale per arrivare al Parlamento Europeo. Anche se di strada da fare ce n’è ancora tanta ma lei, l’onorevole Francesca Peppucci, non si spaventa e si prepara a nuove sfide. A partire dalle prossime elezioni Europee dell’8 e 9 giugno 2024.

Nata e cresciuta a Todi, ha iniziato il suo impegno politico spinta dalla passione e dalla voglia di contribuire a creare un futuro migliore per il suo territorio. E’ stata eletta al Parlamento Europeo, tra le file della Lega, nel 2019 a soli 25 anni.

Onorevole Peppucci, cosa significa essere la più giovane europarlamentare italiana?

“Essere la parlamentare italiana più giovane in un contesto comunitario rappresenta motivo di grande orgoglio ma anche una grande responsabilità verso le nuove generazioni, che troppo spesso non hanno fiducia verso le politiche che vengono messe in campo nei vari ambiti istituzionali. In questo ho cercato di promuovere la mia attività politica sin dalle esperienze in consiglio comunale, poi regionale fino al Parlamento Europeo, proprio per avvicinare i giovani all’attività pubblica e politica. In quanto i giovani sono i diretti destinatari dei provvedimenti che vengono adottati, soprattutto in ambito europeo, dove hanno attuazione tra 5-10-15 anni e quindi parliamo di futuro”.

In questa esperienza al Parlamento Europeo c’è un’iniziativa che la rende orgogliosa?

“Non mi limiterei a parlare di un provvedimento o di un altro. Ho cercato sempre di lavorare per cercare di colmare quella distanza che esiste tra Europa e territorio. Una distanza che troppo spesso viene vissuta come una totale mancanza nel comprendere il punto di incontro tra esigenze europee e territoriali. In questo riscontriamo un totale disinteresse da parte dei cittadini che non sono incentivati ad andare a votare perché vedono distante l’istituzione europea. Ho cercato di mettere in atto iniziative che potessero avere delle ricadute sui territori, sulle imprese e sui cittadini, e attività volte a far conoscere quelle che sono le opportunità europee in termini di bandi, oltre a iniziative come mostre, conferenze, incontri territoriali proprio nella sede del Parlamento Europeo. Questo ha avvicinato un po’ di più i cittadini. E sono soddisfatta dell’obiettivo che sono riuscita a raggiungere”.

Negli ultimi tempi i cittadini si sentono in un certo senso minacciati dalla UE e mi riferisco alla direttiva Case Green e alla protesta degli agricoltori. In tal senso, qual è la sua posizione?

“Noi come gruppo parlamentare, per quanto riguarda le Case Green abbiamo votato contro. Però faccio una premessa. E’ vero che abbiamo votato contro ma abbiamo anche lavorato per migliorare quella che era inizialmente la direttiva. Infatti, i vincoli che erano previsti sono stati allungati nei tempi di attuazione proprio grazie al lavoro che ha volto il Governo italiano in sede di Consiglio. E comunque, anche così la direttiva non ci convinceva, in termini di attuabilità, soprattutto per le ricadute negative che può avere dal punto di vista economico. Noi ancora oggi non sappiamo quali sono gli strumenti finanziari per sostenere questa direttiva. Identico discorso per gli agricoltori, che hanno protestato giustamente per vari motivi, anche in base al Paese di provenienza. Sono stati messi degli ostacoli alla loro attività, come la direttiva per le emissioni di Co2 per quanto riguarda gli allevamenti, la direttiva sulla riduzione dei pesticidi, la direttiva, poi in parte revisionata, della dismissione del 4% dei terreni agricoli. C’è da registrare un continuo attacco al nostro settore agroalimentare, che rappresenta un’eccellenza a livello mondiale. E pertanto abbiamo necessità di risposte chiare e di mettere in campo quello che è un principio fondamentale, ovvero il “principio di reciprocità”: in Europa entrano i prodotti nel momento in cui si rispettano le stesse regole e i vincoli che vengono imposti nel nostro territorio. Altrimenti ci troviamo di fronte ad una evidente concorrenza sleale”.

Per arrivare al Parlamento europeo ha fatto la cosiddetta gavetta politica: consigliere comunale, consigliere regionale, parlamentare europeo. Qual è il suo comune denominatore?

“Credo che non ci sia cosa più soddisfacente per una persona che fa politica, quella di riuscire a dare delle risposte concrete in base al ruolo che si ricopre in un determinato lasso di tempo. La possibilità di poter dare anche un piccolissimo contributo.

E’ da rimarcare il suo impegno civile a sostegno delle persone con disabilità. Ritiene che sia a livello nazionale che internazionale si stia facendo abbastanza a livello di inclusione?

“Di strada ne deve essere fatta ancora tanta. Ritengo che in Italia da questo punto di vista siamo più avanti rispetto agli altri Paesi membri dell’Unione Europea. Molto spesso riscontro a livello europeo pregiudizi che noi in Italia abbiamo superato da tempo. Ad esempio, mi riferisco al tema della “sterilizzazione forzata” delle donne con disabilità. Ci sono alcuni Paesi dove è ancora prevista questa pratica. Oppure ci sono Paesi dove una persona disabile difficilmente è messo nelle condizioni di poter esprimere il proprio voto. In Italia abbiamo ancora tanto da fare ma rispetto all’Europa siamo più avanti”.

 

Come è avvenuto il suo avvicinamento alla politica?

“Nella mia famiglia nessuno ha fatto politica. E’ stata una cosa spontanea. Mi è sempre piaciuto interessarmi delle dinamiche politiche, ma non tanto in termini di partiti, controversie, antagonismi, ecc., ma nella capacità e nella possibilità che la politica offre di esprimere un pensiero e di realizzarlo. La politica mi ha sempre appassionato sin dai tempi di Berlusconi quando era Primo Ministro. Quando c’è stata l’opportunità di candidarmi, l’ho colta al volo ed eccomi qui. Tutto è partito dalla prima candidatura al consiglio comunale”.

Quali difficoltà ha incontrato sul suo percorso politico? Fare politica non è facile…

“Tante difficoltà. Molte delle quali legate alla mia età. Essere giovane da un lato può essere un grande motivo di orgoglio, dall’altra l’inesperienza è un ostacolo. Talvolta anche esprimere un pensiero non viene recepito con la massima considerazione solo perché sei giovane. Nonostante questo non mi sono tirata indietro, non mi sono abbattuta e sono andata avanti per la mia strada. E sono felice dei piccoli risultati che ho ottenuto”.

Da parlamentare europea riveste grande importanza anche l’essere membri delle varie commissioni, che rappresentano il motore d’azione dell’attività politica. Ne possiamo parlare?

“Faccio parte della commissione ENVI che si occupa di ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare. Questa esperienza in commissione mi ha permesso di comprendere che sia giusto raggiungere un dato obiettivo ambientale ma che debba essere raggiunto senza penalizzare le imprese e i cittadini, fissando dei punti che siano attuabili nella realtà. Altrimenti difficilmente riusciremo a dare loro delle risposte”.

Con quale spirito si avvicina alle prossime elezioni Europee?

“Con lo spirito di Parlamentare uscente e con la consapevolezza che l’Europa è ancora un progetto in fase di definizione. E noi siamo stati parte integrante della creazione di questo grande sogno europeo. Non possiamo tirarci indietro e credo che la cosa migliore da fare è continuare a lavorare per concretizzare questo grande progetto che ci riguarda tutti”.

Da giovane parlamentare, che consigli si sente di dare ai giovani che intendono avvicinarsi alla politica?

“Di non arrendersi e di avere fame del proprio futuro. I giovani non possono lasciarsi travolgere dai fatti e lasciare agli altri la responsabilità di decidere per loro. I giovani devono essere parte attiva e possono esserlo. Basta avere la costanza e la determinazione giuste”.

Come si possono coinvolgere i giovani nella politica?

“E’ difficile. Bisognerebbe stimolarli, non con il solito modo di fare politica, con i soliti monologhi, a volte stancanti, ma provando a coinvolgerli da subito. Spesso dentro ai partiti ai giovani si fa fare volantinaggio e manovalanza… Invece proviamo a renderli parte integrante e attiva della politica quotidiana per quanto riguarda le proposte e la loro attuazione”.

 

 

 

 

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