di Ilaria Solazzo –
In questa intervista presentiamo lo scrittore Giampaolo Boiani autore del libro “Riflessi sospesi” edito dalla Bertoni Editore. Il libro è in vendita in tutte le librerie italiane e gli store online per 16.00 euro.
“Riflessi sospesi” è una raccolta di quindici racconti brevi nella quale l’autore cerca di affrontare, con coerenza di stile, l’eco di una memoria perduta o solo rintracciata nelle forme del contemporaneo. Tempo del reale e tempo dell’esistenza, che non sempre coincidono all’unisono e rintracciano nelle profondità oscure e talvolta malinconiche dell’infanzia, sono il tema centrale nello svolgimento dei testi, lo specchio franto dell’io, perso nelle sue pause, nelle sue attese mancate, nei suoi paesaggi dell’anima sovente inquietanti.
Benvenuto Giampaolo su questa testata giornalistica online. Un grande onore averti mio ospite quest’oggi. Vorrei iniziare con una prima domanda. Cosa ti ha spinto ad intraprendere oltre la carriera di gestore di uno stabilimento balneare anche quello di scrittore?
Trovo che le due cose procedano di pari passo e che abbiano almeno due punti in comune. Il primo è la passione; il secondo una fatica bella. la riviera poi è un serbatoio infinito dove attingere storie, personaggi e situazioni.
Hai delle abitudini particolari durante la scrittura?
Amo scrivere al tavolo dei bar, ma solo quelli collaudati dal punto di vista della qualità e dell’accoglienza.Una colazione ottima e abbondante è come un buon incipit: trainante.
Che messaggio hai voluto lanciare con il libro “Riflessi sospesi” edito dalla Bertoni Editore?
Non ho premeditato messaggi universali. Mi piacerebbe che ogni lettore cogliesse un messaggio ad hoc tutto per sè, magari frugando nella scatola dei ricordi dove c’è sempre qualcosa che è rimasto in sospeso, un’immagine, una semsazione, una domanda che non ha mai avuto risposta.
Come hai scoperto la tua passione per la scrittura? E come l’hai coltivata negli anni?
A scuola la prof di lettere doveva concedermi un numero di fogli protocollo illimitato e del tempo extra affinché potessi portare a termine la stesura del tema d’Italiano. Il mio primo racconto, “La ragazza dei gabbiani” l’ho scritto a quattordici anni. Poi per parecchio tempo mi sono dedicato al disegno e alla musica fino a che, come spesso capita ai “talenti” che rimangono nel dimenticatoio, quello della scrittura è balzato fuori di nuovo, all’improvviso. Così è nato “Riflessi sospesi”. dopo la sua pubblicazione ho deciso che era ora di approfondire la questione e ho frequentato il corso “Over 30” alla scuola Holden di Torino, sotto la guida impeccabile di Marco Missiroli. Sempre con Marco, questa volta a Milano, abbiamo lavorato a lungo sulla “voce narrativa.” Tornato a Torino ho frequentato un master di Editing con davide Longo, anche lui insegnante alla scuola Holden. Nel frattempo ho terminato il mio primo romanzo e ho cominciato il secondo. Nei mesi invernali insegno “scrittura creativa” e continuo a pubblicare racconti.
A tuo avviso quali differenze ci sono nello scrivere romanzi rispetto a testi di ben altra natura?
il romanzo è un viaggio impegnativo e devi essere attrezzato. Deve avere una struttura solida, un motore sentimentale forte e una gittata tale da stare in piedi dall’inizio alla fine senza perdere il sentimento che ti ha spinto a intraprendere quel cammino. Questo sentimento è naturale che abbia alti e bassi durante la stesura. In questo caso, padroneggiare la tecnica è a mio avviso ‘lunico espediente che può toglierti d’impaccio.
Come è cambiata la tua vita scrivendo?
Scrivere è emozionante e ogni emozione, se ben codificata, può avere in sé la capacità di cambiarti la vita.
Dove hai trovato l’ispirazione per ideare queste 141 pagine di “Riflessi sospesi”?
Un riflesso del mare sulla vetrata di un bar si è agganciato a un ricordo rimasto, evidentemente, sospeso. Quella la scintilla che ha acceso il fuoco.
Che sensazione si prova dopo aver scritto un bel libro, (come nel tuo caso)?
La sensazione è la stessa che si prova a rastrellare la battigia la mattina all’alba: faticoso ed appagante.
Come trovi l’ispirazione adatta per continuare quotidianamente a scrivere senza mai perdere l’entusiasmo degli esordi?
L’ispirazione è la scintilla che accende il motore e la puoi trovare in una infinità di cose. Devi saper riconoscere se si allaccia in modo profondo e viscerale alla tua struttura emozionale, altrimenti ti arrabatti ed è tempo perso. Il resto è solo questione di metodo e lavoro.
Quando hai capito di essere portato per il mondo dell’arte, della cultura e della scrittura?
E’ stata una lotta. Negli anni settanta i ragazzi come me “dovevano” studiare per diventare geometri, le ragazze ragioniere. Il fatto di aver puntato i piedi in famiglia per poter frequentare l’Istituto d’arte a Pesaro, dice già molto.
Se tu potessi fare un regalo all’umanità per cosa opteresti?
Costruirei una grande ” Macchina della consapevolezza”. Ci entriamo tutti dentro. Poi con i popcorn i mano mi metto alla finestra per vedere che succede.
Quale sogno è tuttora nel tuo ‘famoso’ cassetto?
In genere i miei sogni ci rimangono poco nel cassetto, forse perchè sono piccoli e accessibili. Direi che un Camper per andare a zonzo per ora può bastare.
In soli tre aggettivi come puoi descrivere il tuo progetto editoriale “Riflessi sospesi” realizzato con Bertoni Editore?
Stimolante, immersivo, coinvolgente.