di Marialuisa Roscino
Gli studi scientifici dimostrano il potere delle immagini nella crescita individuale e in progetti medici e sociali. La fotografia, oltre ad essere utilizzata come metodo creativo, promuove la fantasia artistica, lo sviluppo personale, l’integrazione delle storie di vita e lo sviluppo dell’autostima e dell’empowerment. Per questo, diventa molto importante anche per aiutare gli adolescenti che soffrono di disturbi psicologici, secondo dati dell’OMS il 20% degli adolescenti tra i 13 e 17 anni. A spiegarlo è la psicoanalista Ordinario e psichiatra della Società Psicoanalitica Italiana Adelia Lucattini.
Da anni, la fotografia viene utilizzata nella ricerca psicoanalitica e neuropsicologica relativa alla costruzione dell’identità, alla percezione visiva e alla memoria, inoltre, agisce come strumento per aiutare a esplorare ed elaborare esperienze traumatiche, promuovere l’auto-riflessione e l’auto-conoscenza, e favorire la crescita personale. I tipi di fotografia utilizzati a scopo terapeutico, hanno visto lo sviluppo di tecniche diverse, alcune delle quali adottano la fotografia come strumento per favorire l’espressione personale. Questo progresso nell’approccio interato al trattamento dei disturbi psicologici ha portato anche allo sviluppo di modelli di arteterapia che coinvolgono teatro, musica, danza e arti visive, con l’aggiunta più recente della fotografia. Fotografia e psicoanalisi si combinano per perseguire la salute, il benessere e la crescita personale utilizzando o creando immagini. La premessa è che l’inconscio è sensoriale, una forma di pensiero per immagini e associazioni; il pensiero è verbale, ma anche visivo e in continuo dialogo con l’inconscio.
“La fotografia come forma artistica favorisce lo sviluppo psicologico, emotivo, relazionale”, spiega Adelia Lucattini, “Può essere usata anche come tecnica complementare per le cure di adolescenti con disturbi psicologici, ma ancora sono prevalentemente progetti-pilota, distribuiti a macchia di leopardo. L’”alfabetizzazione visiva” non è un concetto educativo nuovo; tuttavia, la sua inclusione più formale nel curriculum scolastico non è ancora avvenuta. A tal proposito, esiste un’interessante letteratura scientifica di riferimento. Pensiamo a ricerche condotte da Messaris (1994) e Raney (1999). Le definizioni di alfabetizzazione visiva in riferimento proprio alla fotografia, possono essere varie ed ampie, consentendo all’adolescente di sviluppare la sua capacità di saper cogliere e interpretare un significato ed essere fiducioso nell’utilizzare le immagini in modo corretto e nel contempo, creativo”.
Il processo fotografico durante l’infanzia e l’adolescenza è lo stesso di quello che anche gli adulti sperimentano: maggiore capacità di espressione, conoscenza di se stessi, esplorazione dell’ambiente e del gruppo dei pari d’età. Inoltre, educa all’uso responsabile degli strumenti tecnologici, considerando che le fotografie possono essere scattate anche con lo smartphone o il tablet, con una percezione autentica del valore e del potenziale delle immagini. La condivisione con i genitori e fratelli, influenza positivamente le relazioni e il clima familiare. La psicoanalisi e la fotografia sono profondamente intrecciate; si guardano e si ascoltano, creano quadri psichici, intimi e tangibili (le fotografie si possono anche stampare), efficaci e trasformabili, con risultati positivi e ricchi di potenzialità, promettenti. Suddetto connubio, attraverso l’educazione e la formazione, consente, oltre alla crescita personale e il buon sviluppo psicologico, anche una trasformazione più ampia, gruppale e sociale.
L’estate e le vacanze sono un’occasione imperdibile per imparare a fotografare, scegliere dei corsi, sperimentare. Un’attività creativa e di svago che cattura i momenti e consolida i ricordi, da svolgere in compagnia tra amici e con i familiari”.