di Marialuisa Roscino
C’è una profonda connessione tra la comunicazione inconscia e le azioni quotidiane dei giovani. A spiegarlo è Adelia Lucattini psicoanalista Ordinario e psichiatra della Società Psicoanalitica Italiana componente dell’International Psychoanalytical Association.
In un’epoca in cui le interazioni umane sono sempre più influenzate dalla tecnologia e dalle dinamiche virtuali, l’attenzione sulla comunicazione non verbale assume un ruolo di primaria importanza. Secondo Adelia Lucattini “il linguaggio del corpo, i gesti, le espressioni facciali e persino il tono della voce riflettono il mondo interno degli individui, spesso con modalità di cui essi stessi non sono consapevoli. La comunicazione non verbale è una chiave importante per comprendere la comunicazione implicita e inconscia sottesa nelle interazioni degli adolescenti. Attraverso il “non verbale”, ovvero il processo di scambio di messaggi e informazioni che va oltre e completa il linguaggio semantico, gli adolescenti esprimono emozioni, desideri e tensioni interiori che possono non essere così chiare o esplicitate nel linguaggio parlato”.
Secondo la psicoanalista, anche lo scatto puberale e la crescita psicofisica tumultuosa, dai cambiamenti fisici e ormonali allo sviluppo emotivo, relazionale e psicologico, tipici dell’adolescenza, influenzano direttamente il linguaggio anche non verbale dei giovani, arricchendolo. “I gesti, le posture, il cercare o evitare il contatto visivo possono essere indicatori cruciali per comprendere il loro mondo interiore e le sfide che affrontano durante questa fase straordinaria e delicata dello sviluppo”, prosegue Lucattini, “Tuttavia, non bisogna cadere nell’errore di interpretare il linguaggio non verbale in modo superficiale, semplificato o stereotipato. Dobbiamo evitare di banalizzare questo tipo di comunicazione degli adolescenti attraverso stereotipi, indotti anche da alcune serie televisive, intriganti ma scientificamente non valide. Ogni individuo è unico. Vi è senz’altro una comunicazione non verbale fatta di gestualità con forte impronta culturale, basti pensare alla gestualità italiana che accompagna sempre il conversare, rispetto a quella di altri paesi. Nonostante ciò, il comportamento non verbale va interpretato con sensibilità e attenzione, mettendolo in relazione alla storia personale e al contesto, tenendo sempre ben presente che vi è una importante componete inconscia”.
In questo ambito si inserisce anche il continuo uso delle emoticon che accompagna o talvolta si sostituisce alle parole nei messaggi digitali. Le emoticon non sono semplicemente delle divertenti “decorazioni” digitali, bensì riflettono stati d’animo e rivelano aspetti profondi della comunicazione umana. “Le emoticon sono la chiave per comprendere la comunicazione emotiva e inconscia sottesa negli adolescenti, basti pensare che a causa dei frequenti lapsus nell’utilizzo delle emoticon, nella messaggeria è stato introdotto la possibilità di modificare il testo anche dopo l’invio del messaggio”, afferma Lucattini, “inoltre, gli ultimi anni hanno visto un’incredibile fioritura dei tipi di emoticon, stickers e rappresentazioni di se stessi, in grado di esprimere le reazioni emotive in modo sempre più dettagliato. Per questo, soprattutto negli adolescenti sono un accompagnamento ineludibile delle parole e uno strumento estremamente utile per comprendere le loro paure, le gioie e le aspirazioni. Tutto, dalle emoji di cuori spezzati alle faccine sorridenti, racconta implicitamente una storia. Questo tipo di comunicazione per immagini, come nel linguaggio verbale con le mille tonalità della voce, le pause, etc., è di tipo “paraverbale”. Il linguaggio paraverbale permette di dare tono, ritmo, tipo e volume alla frase: il tono nelle emoji è rappresentato dalle diverse sfaccettature emotive, il ritmo che indica uno stato d’animo particolare nelle emoji è dato dall’alternanza di figure o spazi tra le stesse, il timbro che è distintivo di un suono emesso dalla voce è rappresentato dal colore delle emoticon, il tono che nella voce è un variare di intensità che può enfatizzare alcune parole nelle emoji, espresso attraverso il numero di ripetizione delle emoji stesse. E questo vale, sia per le emozioni positive, che per quelle negative. Vi è quindi un grande margine di creatività all’interno della comunicazione degli adolescenti attraverso le emoji, sono dei veri e propri codici che consolidano i legami del gruppo e che permettono una comunicazione parzialmente incomprensibile agli adulti, come le lingue segrete tra bambini e adolescenti, ben note ai genitori e anche agli insegnanti, che adesso sono sostituite da diversi linguaggi con una loro struttura, espressi attraverso le emoticon.
Il vasto mondo delle immagini legate al testo è inoltre un modo per esprimere dei concetti attraverso simboli e rappresentazioni che sono dei veri e propri ideogrammi, sia inteso nel senso della lingua come nelle lingue orientali, sia nel senso psicoanalitico della rappresentazione di significati inconsci attraverso immagini. È attraverso il linguaggio non verbale digitale che gli adolescenti esprimono la loro identità, le loro relazioni, le loro sfide quotidiane e l’amore”.
Tuttavia, la dottoressa Lucattini avverte che interpretare correttamente le emoji richiede attenzione e sensibilità, capacità di osservazione e comprensione anche del momento e dell’ambito il cui vengono utilizzate. “Le emoji non sono universali, la loro interpretazione può variare a seconda del contesto specifico dell’adolescente e del suo gruppo, delle relazioni familiari o formali ed hanno anche un’impronta culturale. Tutti i processi che riguardano la mente umana e il suo inconscio, variano nel tempo, a volte più rapidamente altre volte in modo più controllato. Negli adolescenti è evidente una rapidità di questi processi, che tiene conto della loro crescita ed anche dei mutamenti, considerando inoltre la continua ricerca di nuovi stili di comunicazioni e la gran giostra delle mode al continuo inseguimento del “cool”, del “chill”, del “LOL””, afferma, “È importante tenere sempre presenti tutti questi fattori per evitare fraintendimenti”.