di Marialuisa Roscino
L’adolescenza è un periodo di transizione complesso, caratterizzato da cambiamenti fisici, emotivi, relazionali e sociali. Durante questa fase, i ragazzi possono sperimentare una maggiore trasgressività e tendenza alla ribellione. Ma quali sono i fattori che possono influenzare questo aumento? “Lo sviluppo del pensiero critico e l’acquisizione di una propria identità in questa particolare fase della loro età portano i ragazzi a mettere in discussione le regole, l’autorità e naturalmente i genitori”, spiega la psicoanalista Adelia Lucattini. In generale, la trasgressione e la ribellione fisiologiche iniziano nella prima fase dell’adolescenza (tra i 12 e i 14 anni), per poi mutare gradualmente nella seconda fase (tra i 15 e i 16 anni) e infine diminuire e scomparire nella terza fase tra i 17 e i 20 anni)”.
“Gli adolescenti sono trasgressivi fisiologicamente tanto che l’equazione tra adolescenza e trasgressività è da sempre un binomio ampiamente riconosciuto”, prosegue Adelia Lucattini, “Può essere talvolta difficile distinguere tra i due poli: la trasgressività necessaria e costruttiva, e quella patologica e deviante. Le situazioni in cui la trasgressività e anche l’aggressività ad essa associata, sono al servizio di una buona crescita e dell’acquisizione di un’identità personale, diversa da quella infantile e indispensabile per maturare un’appartenenza e un’identità sociale. La trasgressività e l’aggressività distruttive, invece, sono l’espressione di una tendenza antisociale se non proprio l’inizio di una vera e propria escalation delinquenziale”.
Determinante nella vita degli adolescenti, è inoltre, il contesto familiare poiché può frenare o indurre alla trasgressività, in quanto contribuisce, insieme all’ambiente sociale, a definire ciò che è permesso e ciò che è proibito. Inoltre, definiscono norme e pone limiti, il cui superamento costituisce appunto una trasgressione. Il valore e il peso della trasgressione varia a seconda della cultura o subcultura di riferimento per gli adolescenti che sono sempre immersi in un contesto e in gruppi che agiscono in base a valori personali e sociali, e all’inconscio gruppale, non soltanto in base ai propri. Inoltre, anche il bisogno di appartenenza, di accettazione e riconoscimento da parte del gruppo dei pari può portare i ragazzi a adottare comportamenti trasgressivi. I più frequenti sono: le fughe da casa, l’abuso di alcool e altre sostanze stupefacenti, le risse, gli atti vandalici, i furti e aggressioni ai coetanei sotto forma di bullismo e cyberbullismo, e intimidazione. Queste azioni psicologicamente tossiche e illegali sono spesso compiute in uno stato mentale eccitato, sopra le righe, concitato con un solo compagno/a o da più adolescenti (piccolo gruppo), erroneamente inteso come un modo per divertirsi ed evadere dalle angosce che li attanagliano.
La psicologia dinamica e la psicoanalisi offrono strumenti utili per interpretare e riconoscere il comportamento antisociale degli adolescenti come un richiamo, di attenzione e comprensione, rivolto agli adulti. Lo psicoanalista Donald Winnicott ha evidenziato come la tendenza antisociale negli adolescenti, una trasgressione o anche un reato abbiano un valore simbolico, sono cioè il tentativo, attraverso un’azione negativa, di superare un blocco nello sviluppo e nella maturazione psicoemotiva, L’espressione di un aspetto del Sé che non riesce manifestarsi in altro modo. Di fatto, si tratta primariamente di un problema psicologico con importanti risvolti sociali non una questione semplicemente sociologica. Naturalmente, possono esservi fattori che possono indurre uno stato depressivo che se l’adolescente non riesce a gestire e contenere, scatena impulsività e trasgressività nel tentativo di smuovere la situazione in cui si sente mentalmente incagliato, paralizzato, incapace di progredire e crescere. Tra questi, alcuni eventi stressanti ed esperienze difficili, come la separazione conflittuale dei genitori, la perdita di un genitore o di una persona cara, un improvviso e imprevisto rovescio finanziario, una grave malattia con una forte paura di morire che non abbia ricevuto anche un ascolto psicologico. “Queste situazioni traumatiche possono aumentare la vulnerabilità dei ragazzi”, conclude Adelia Lucattini, “con conseguenti crisi di ansia depressiva, scatenare aggressività, indurre ribellione e favorire una trasgressività deviante. In questi casi, si ritiene fondamentale l’intervento dei genitori e della Scuola. Mantenere un dialogo aperto con i figli è indispensabile per comprendere le loro emozioni e i loro bisogni. È altrettanto importante che siano stabilite regole chiare e coerenti, dando per primi l’esempio, promuovendo allo stesso tempo la progressiva autonomia dei figli. Poiché i genitori sono le figure di attaccamento primario, da cui dipendono fino alla terza fase dell’adolescenza, è importante che abbiano sempre un’attitudine mentale e conseguentemente dei comportamenti improntati a senso di responsabilità e rispetto, anche verso i figli, favorendo così una buona identificazione, trasmettendo valoro sani con parole e azioni. Altresì determinante, è il ruolo della Scuola e degli insegnanti nel sensibilizzare i ragazzi al rispetto dei compagni e della vita scolastica, tollerando la normale trasgressività adolescenziale che ha anche un risvolto creativo ed è carica di energia vitale che se ben incanalata favorisce positivamente sull’andamento scolastico e sulla socializzazione nel gruppo classe. È altrettanto importante che la Scuola intervenga in caso di trasgressività deviante e aggressività, per prendere le giuste misure di contenimento e indirizzare gli studenti verso una migliore capacità di ragionamento anche attraverso un colloquio con lo psicologo scolastico. Se le manifestazioni trasgressive e la ribellione di un adolescente sono intense e preoccupanti è necessario rivolgersi ad un professionista della salute mentale, per un aiuto specialistico e psicoanalitico, per meglio comprenderne le cause e il contesto, e poter gestire questa fase delicata in modo efficace, positivo, e costruttivo”.