Cybersecurity, Stefano Tedeschi (Organismo Congressuale Forense): “La trasformazione digitale richiede competenze giuridiche”

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“La trasformazione digitale in corso offre molteplici opportunità a utenti, imprese e organizzazioni ma, per essere sfruttate al meglio, occorrono adeguati sistemi di protezione fondati, oltre che su conoscenze tecnico-operative, anche su competenze giuridiche”. Lo ha affermato il Membro dell’Uffico di Coordinamento dell’Organismo Congressuale Forense, Stefano Tedeschi, in occasione del convegno “Cybersecurity, sfide, innovazione e diritti”, promosso dall’Organismo Congressuale Forense e che si è svolto venerdì 17 novembre a Roma nella Sala “Caduti di Nassirya” del Senato della Repubblica.

“Per me e per l’Organismo Congressuale Forense”, ha proseguito Tedeschi, “è veramente un onore poter discutere, in maniera trasversale e multidisciplinare  con rappresentanti del mondo delle istituzioni, della politica, della Accademia, esprimendo, in fin dei conti, in maniera pratica quello che è il nostro obiettivo di rappresentanza  del rapporto costante e dialettico tra società e avvocatura nella interdisciplinarietà del diritto rispetto ad altri settori, della sua flessibilità rispetto agli interessi coinvolti e della necessità di una sempre costante evoluzione del ruolo della difesa dei diritti personali e general che vede in prima linea l’avvocato rispetto alla mutevolezza della realtà”.

All’incontro erano presenti, tra gli altri, la Senatrice Mariastella Gelmini, il Presidente Cybersecurity Italy Foundation, Marco Gabriele Proietti, il Partner e Responsabile del Dipartimento Cybersecurity & Space Law dello studio Gianni & Origoni, Stefano Mele,  il Consigliere Parlamentare Camera dei Deputati, Davide de Lungo, il Professore Ordinario di Diritto Privato Università San Raffaele, Prof.ssa Giovanna Capilli, il direttore di Wallife, Edwin Colella, l’amministratore delegato di Teleco, Antonello Scano e, in videocollegamento, il Senatore Antonio Salvatore Trevisi.

Per la Senatrice Mariastella Gelmini, che ha aperto l’incontro, “la digitalizzazione della società ha assunto una connotazione pervasiva e molti sono i vantaggi che traiamo però non possiamo dimenticare i pericoli e i rischi. Sui temi Cyber stiamo affrontando una fase costituente, non siamo in una fase ordinaria. Serve affrontare questo tema e proporre soluzioni al legislatore”.

Per il Senatore Antonio Salvatore Trevisi, Segretario dell’VIII Commissione permanente (Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica) “oggi c’è una scarsa consapevolezza di quali possano essere i rischi per il nostro paese. Ormai la sfida del futuro è l’informatica che ci darà grossi benefici, ma nello stesso tempo i rischi aumentano. Le tecnologie si stanno concentrando nelle mani di poche persone. Un rischio dettato anche da chi detiene le conoscenze informatiche, che sono di livello avanzatissimo. Per questo bisogna investire di più sulla cybersecurity e sulle scienze informatiche. Abbiamo un’università che non riesce a stare al passo con il mondo del lavoro. L’Europa su questo tema deve fare il suo e legiferare nel miglior modo possibile. Il Governo italiano deve investire sul fronte della formazione e della protezione”.

Per il Presidente di Cybersecurity Italy Foundation, Marco Gabriele Proietti “il mercato del cyber ha bisogno di professionisti altamente qualificati per raggiungere l’innalzamento della sicurezza delle organizzazioni pubbliche e private. In tal senso la formazione è decisiva, è essenziale dunque promuovere corsi obbligatori di educazione digitale già dalle scuole, realizzati grazie alla collaborazione fra pubblico e privato. Ogni soldo speso in cybersecurity e prevenzione rappresenta un investimento nel futuro della sicurezza delle infrastrutture critiche”.

Per Davide De Lungo, consigliere parlamentare della Camera dei deputati e professore di diritto pubblico dell’Università San Raffaele “il costituzionalismo dell’età digitale e i giuristi hanno di fronte una grande sfida. Il principio liberal-democratico impone che i cittadini sappiano il più possibile del potere politico e il potere politico sappia il meno possibile dei cittadini; oggi occorre dare risposta alle istanze di sicurezza evitando i rischi di un cyberstate nel quale i cittadini sanno il meno possibile del potere, sia pubblico che oggi anche privato, e il potere sa tutto dei cittadini. Al contempo, in consonanza con la natura poliarchica, e in parte anarchica, dello spazio digitale, è necessario garantire un ruolo ai privati nella governance del fenomeno cybernetico, al fine di far emergere e diffondere capillarmente le best practices e di co-gestire, in una logica di effettività e sostenibilità, le politiche di settore. Rispetto a tutto questo, dal punto di vista degli operatori del diritto le sfide della cybersicurezza sono molteplici e riguardano non solo la costruzione di apposite fattispecie incriminatrici o risarcitorie, ma soprattutto il radicamento della giurisdizione e della competenza in una dimensione molto spesso a-territoriale. Altri fronti aperti sono, anzitutto, l’opportunità di considerare, in una logica assicurativa, gli specifici profili di rischio cyber connessi all’esercizio dell’attività forense, a cominciare dal deposito e dall’archiviazione degli atti. E ancora, la necessità di attivare iniziative di formazione ad hoc non solo destinate ai professionisti, ma già all’interno dei corsi universitari di ambito giuridico, così da formare giuristi “cyber-sicuri” by design. Infine, l’aspetto, assai più futuristico ma per certi aspetti già attuale, di munire di sufficienti presidi cyber l’impostazione di modelli algoritmici o dell’uso dell’intelligenza artificiale nell’attività di studio, nei procedimenti amministrativi, nelle decisioni giurisdizionali”.

Per il Segretario Organismo Congressuale Forense, Accursio Gallo “come OCF, nella sua funzione di rappresentanza politica della Avvocatura italiana, da tempo osserviamo con attenzione, e con qualche preoccupazione, lo sviluppo delle attività connesse al diritto nella loro attuazione verso la complessità delle evoluzioni in materia di Cybersecurity, Data Protection e Privacy. Nell’ambito di tale importante ruolo di rappresentanza politica rivestito dall’OCF, particolare rilevanza assume il dialogo che l’avvocatura necessariamente deve intrattenere con i soggetti che rappresentano la complessità del mondo contemporaneo. L’obiettivo è quello di individuare ed analizzare le nuove esigenze e le richieste che da parte della società in evoluzione, cittadini, istituzioni, imprese arrivano al mondo degli Avvocati”.

 

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