La psicoanalista dottoressa Adelia Lucattini
di Marialuisa Roscino
Dottoressa Lucattini, le vacanze sono quasi finite, e per molti adolescenti si avvicina il rientro a scuola. Può spiegare, perchè a Suo avviso, di solito, il pensiero per l’inizio scolastico può generare ansia e stress nei ragazzi?
Ogni cambiamento anche se atteso provoca inevitabilmente tensione e un po’ di ansia. È il normale funzionamento della mente che ha dei tempi di adattamento da un periodo a un altro, da una fase a un’altra e da un luogo a un altro. È fisiologica una certa resistenza ai cambiamenti, ma a cui noi siamo abituati a superare, poiché sottoposti continuamente a piccoli cambiamenti ciclici e regolari. Quest’anno gli adolescenti in particolare, hanno maggiori tensioni, poiché ancora risentono di quanto avvenuto nei tre anni di pandemia, in cui le loro vite sono state toccate da profondi sconvolgimenti e il ritorno alla normalità non è né scontato, né naturale, né semplice.
La situazione si complica soprattutto per i ragazzi, che riportano in se stessi, gli strascichi del periodo vissuto durante la pandemia da Covid-19 e che adesso fanno più fatica ad integrarsi in un gruppo. Sono passati circa tre anni. Ma come mai gli effetti sono sentiti ancora oggi dai ragazzi?
Tre anni di distanza da un evento traumatico di per sé è un periodo breve. Dal lockdown, attraverso restrizioni e DAD, fino alle limitazioni dei contatti sociali, sono stati tutti elementi fortemente stressogeni, di cui adesso però si vedono ancora le conseguenze. Da non trascurare la paura della malattia e per qualcuno anche la perdita di persone care. Inoltre, nonostante se ne parli e questo naturalmente è necessario ed è un bene, non sono state prese delle misure a livello sociale che possano aiutare gli adolescenti a riprendere una vita normale in una nuova normalità, in cui parte del modo di vivere prepandemico unitamente ad un nuovo modo di vivere acquisito durante la pandemia che devono necessariamente integrarsi. È cambiata la socialità, c’è un nuovo rapporto con tutti gli strumenti digitali, andrebbe potenziata la DAD nei casi in cui ce ne sia bisogno, senza attendere altri cambiamenti catastrofici. Nel frattempo, ci sono stati anche dei mutamenti sociali dal punto di vista lavorativo, lo smart working, la crisi economica, la prolungata guerra in Ucraina, sono tutti elementi che rendono naturalmente diverso questo rientro a scuola, anche rispetto allo scorso anno.
Quali consigli si sente di dare ai ragazzi per sconfiggere l’ansia da rientro a scuola?
Sapere che da sempre i primi giorni di scuola sono stressanti, lo erano per i loro genitori e anche per i loro insegnanti. La prima settimana è la più dura, ma poi si rientra nel ritmo, il rapporto con i compagni rallegra, la costanza della scuola e la ripresa delle attività extrascolastiche, fa capire che tutto riprende in modo regolare e piuttosto normale. Senz’altro, quest’anno, ci sarà una maggiore preoccupazione per le verifiche, poiché la stretta è verso una burocratizzazione dell’insegnamento, penalizza molto l’entusiasmo degli studenti per la conoscenza e l’apprendimento di cose nuove.
Tra le motivazioni che spesso scoraggiano i ragazzi ad impegnarsi nello studio, spesso c’è proprio quella che riguarda l’incertezza per il futuro, cosa è possibile dire loro invece, per incoraggiarli a guardare con fiducia il loro percorso di studi ed affrontare con fermezza la propria vita, i propri obiettivi che si è posti, anche se possono esserci delle difficoltà?
Il primo punto che va ricordato e assolutamente ripetuto ai ragazzi, è che lo studio è l’unico modo per riuscire ad avere un lavoro soddisfacente, crearsi un proprio posto nel mondo, poiché la professionalizzazione, la specializzazione in un settore, è quella che garantisce non solo soddisfazioni personali ma anche una collocazione lavorativa più stabile. La scuola può essere l’occasione per comprendere per che cosa si è portati, che cosa passiona e quando si è fortunati, il luogo del confronto con degli adulti, gli insegnanti, che possono dare dei consigli e oltre alle materie curriculari, trasmettere anche la propria esperienza, loro stessi sono stati studenti delle superiori e universitari.
Crede che la natura e lo sport possano essere di aiuto ai ragazzi per superare questa fase di ansia per il rientro?
Assolutamente sì, il contatto con l’ambiente naturale, sia mare, montagna, campagna, parchi e giardini pubblici, tutto ciò che stimola sensorialmente la vista, l’udito, il tatto, l’olfatto, aiuta a stare meglio. Tutti gli adolescenti dovrebbero avere la possibilità di stare all’aria aperta almeno due ore al giorno, anche d’inverno. Oltre che al benessere psicofisico, stare a contatto con la natura aumenta gli apprendimenti scolastici, poiché la stimolazione sensoriale non è semplicemente rilassante, ma agisce in modo positivo a livello emotivo e naturalmente anche razionale. C’è anche un aspetto di conoscenza importante, è un patrimonio che resta nei bambini e negli adolescenti quando diventeranno adulti: la conoscenza delle piante, degli animali dell’habitat e qual è il miglior modo per interagire, per conservarlo e per promuoverlo. L’educazione e l’ecologia parte dal sentirsi protagonisti, artefici e promotori dell’ambiente naturale. Ogni bambino dovrebbe avere la possibilità di coltivare dei suoi fiori, delle piante di piantare alberi, e anche naturalmente quando possibile di avere un animale domestico.
In questo contesto, cosa possono fare i genitori?
I genitori sono i promotori del benessere dei propri figli, tutti i genitori sono imperfetti e meno male, è necessario che siano sufficientemente buoni, non super-genitori, perché i loro figli crescano bene. Questo, non significa che i figli non soffrano o non possono avere delle difficoltà, ma esistono piccole difficoltà e grandi difficoltà e i genitori con la loro presenza, la loro attenzione, il loro parlare con i figli, il loro ascoltarli, sono la fonte da cui i figli attingono per la propria educazione, per i propri valori, per le relazioni affettive e la gestione dei rapporti interpersonali. Certamente, anche i genitori hanno vissuto la pandemia e si portano dentro delle difficoltà, ma hanno strumenti maggiori rispetto ai figli per poterle superare. Se poi, si sentissero di non riuscire, da soli, a rispondere a tutte le domande o a far fronte a delle difficoltà personali o dei figli, possono rivolgersi ad uno psicoanalista per chiedere aiuto e consiglio.
Quando, invece, ritiene che sia necessario il ricorso alla psicoterapia e alla psicoanalisi?
In tutte quelle situazioni, in cui ci sia bisogno di un counseling, cioè di un primo controllo di consultazione per avere delle indicazioni su situazioni di difficoltà, impasse, disagio personale o dei figli, che non si risolve spontaneamente. Naturalmente, quando la depressione in particolare, ma anche le sindrome ansioso- depressive e fobie sono tali che provocano una sofferenza personale non gestibile e interferiscono con la vita quotidiana. Non bisogna attendere troppo tempo, poiché prima si interviene e prima si risolvono le difficoltà, questo vale per tutti, ma è proprio un’indicazione dell’Organizzazione mondiale della sanità nei bambini e negli adolescenti. Un intervento psicoanalitico precoce è una vera e propria forma di prevenzione per disturbi che si potrebbero manifestare poi in adolescenza se non intercettati e risolti nell’infanzia, o nell’età adulta se non elaborati nell’adolescenza.
Da alcuni anni si parla dell’efficacia della psicoterapia e della psicoanalisi che viene paragonata a quella farmacologica, cosa può dirci a riguardo?
Di recente è stata pubblicata un’ interessante ricerca sulla Clinical Psychology Review, che racchiude tutti gli studi condotti in questo ambito dal 1960 fino al 2019 sia sulle prove cliniche basate sui risultati delle psicoterapie e neuropsicobiologiche. Ovvero, i processi trasformativi della psicoterapia e della psicoanalisi con la scomparsa dei sintomi e gli effetti epigenetici della psicoanalisi, cioè trasformativi a livello del DNA e sulla possibile trasmissione transgenerazionale di questi benefici. Gli studi psicoanalitici, iniziati già nel 1800 con Sigmund Freud, hanno dimostrato i cambiamenti positivi e le trasformazioni individuali, famigliari e transgenerazionali, grazie al trattamento psicoanalitico di disturbi emotivi e psicologici. Oggi queste conferme arrivano anche dalla ricerca applicata sul micro-RNA. Se è noto che i traumi infantili possono condizionare l’esistenza e modificare anche biologicamente il nostro organismo, oggigiorno l’interesse si è spostato su come gli eventi positivi, gli interventi precoci, il benessere dei genitori e della famiglia, siano fattori protettivi rispetto al disagio psichico. Molti si chiedono su alcune rare, ma esistenti malattie mentali, che hanno una radice costituzionale e famigliare, quindi, potenzialmente genetica, che sono attivati dall’ambiente quando ci sono fattori stressanti o traumi, sia grandi che piccoli ma cumulativi, poiché ripetuti nel tempo. Ebbene, gli interventi psicoterapeutici e psicoanalitici preventivi sono in grado di compensare e risolvere i sintomi di vulnerabilità che favoriscono l’insorgenza di un disturbo mentale. D’altro canto, la psicoanalisi può rafforzare quei fattori e quelle risorse, che associati alle capacità di risposta personale aumentano la resistenza agli eventi avversi e migliorano le potenzialità personali degli individui. La prevenzione incentrata sulla famiglia, la presenza di ambienti familiari favorevoli, nonostante le difficoltà anche sociali, hanno dimostrato che non solo agisce positivamente sulla qualità della vita, ma anche a livello cellulare, proteggendo dal cosiddetto “invecchiamento epigenetico accelerato”. Gli studiosi parlano proprio di prevenzione transgenerazionale dei disturbi mentali. Come psicoanalista, non posso che accogliere positivamente tutti gli studi che confermano ciò che la psicoanalisi ha compreso e teorizzato, già dalla fine dell’Ottocento, reso come metodo di cura e strumento scientifico di studio del funzionamento della mente umana. La psicoanalisi è promotrice del benessere interiore, considerando la persona un unicum: corpo e mente, inserita nel suo contesto di vita, in rapporto dinamico con l’ambiente antropico e l’habitat naturale.