di Marialuisa Roscino
“I disturbi dell’immagine corporea sono in aumento tra gli adolescenti. Spesso il problema è legato al body shaming, ovvero l’azione di deridere e discriminare una persona per un particolare del suo aspetto fisico”. È quanto sottolinea la psicoanalista e membro della Società Psicoanalitica Italiana, Adelia Lucattini. Secondo recenti ricerche negli USA su 15.624 studenti delle scuole superiori statunitensi, il 30% dei maschi ha riferito di voler aumentare di peso e massa muscolare, il 17% dei ragazzi adolescenti si percepisce sottopeso, pur essendo di peso normale; in Germania il 20% degli adolescenti si sente grasso, il 15% ha il terrore di ingrassare e il 25% riferisce di sentirsi turbato dal peso o dalla forma fisica.
“Il body shaming sono giudizi (non richiesti), critiche, in alcuni casi, veri e propri attacchi pubblici o bullismo, in cui il corpo di una persona viene criticato, in particolare, attraverso canali web e social”, spiega Adelia Lucattini, “Gli attacchi sono prolungati, martellanti, fiumi di commenti, critiche e insulti “gratuiti”. Causano grande sofferenza in chi ne è vittima e acuiscono i problemi dell’accettazione del proprio aspetto fisico e di sé stessi. Sono aggettivi denigratori (grasso, brutto, storto, nero) parole che pesano come massi. Per questo è importante iniziare un’attività di sensibilizzazione sin dalla scuola primaria sulle diversità fisiche, familiari, etniche che vanno accettate con normalità, come differenze che ci caratterizzano, non sono certo difetti. Come psicoanalista accolgo favorevolmente la recente proposta della presidente dell’Intergruppo parlamentare sul “Body Shaming e i disturbi alimentari”, di istituire ogni anno, il 16 maggio, la giornata nazionale contro il Body Shaming”.
Vergogna, insicurezza, ansia, rabbia depressione, dismorfofobie, sono una vera piaga sociale, che dilaga anche a livello internazionale. Secondo le stime pubblicate da YouGov già nel marzo 2019, in Gran Bretagna, in base alla ricerca condotta su 1.118 adolescenti di età compresa tra 13 e 19 anni) hanno evidenziato che tra gli adolescenti, il 37% si sentiva turbato e il 31% si vergognava della propria immagine corporea. In uno studio pubblicato nel 2023 sull’ International Journal of Academic Research in Business and Social Sciences, il 66% degli studenti intervistati ha avuto problemi con la propria immagine corporea, a causa dello stigma sociale o degli standard di bellezza ideali promossi sui social media, confrontano il proprio aspetto sui social, mentre oltre il 50% concorda di sentirsi sotto pressione per raggiungere un corpo ideale, spesso evitano i coetanei a causa del proprio aspetto e passano molto tempo a preoccuparsi dell’idea che gli altri hanno del loro corpo. Questo dato è coerente con altra letteratura che si riferisce al body shaming negativo sull’immagine corporea e favorisce l’isolamento sociale.
“Ogni giorno ci arrivano dati preoccupanti”, aggiunge Adelia Lucattini, “Dal nostro lavoro sul campo, emerge che sono più le ragazze a soffrire anche se il numero dei ragazzi è notevolmente in aumento dopo la pandemia, anche per l’amplificato uso dei di internet e dei social. Inoltre, c’è da considerare che il problema incide pesantemente sull’aumento registrato dei disturbi alimentari. I genitori devono saper stare vicini ai propri figli, in modo da controllare e partecipare con discrezione alla loro vita sui social, questo per rendersi conto, se sono oggetto di cyberbullismo, body shaming e se a causa di ciò, si deprimono o iniziano ad avere una ossessione per il corpo, il peso e l’estetica. Sicuramente, il periodo di pandemia non è stato di aiuto, visto che i ragazzi sono stati molto in casa e sono stati privati di una “socialità corporea” e della possibilità di fare anche attività sportiva. È noto che lo sport aumenta l’autostima, fa sentire in forma, più belli e aiuta nell’avere un buon rapporto con sé stessi. Una volta terminata l’emergenza, è rimasta la tendenza all’isolamento, un aumentato uso dei social, una difficoltà a riprendere attività e stili di vita salutari. Purtroppo, sono rimasti anche i livelli preoccupanti di cyberbullismo e body shaming che vanno assolutamente combattuti attivamente a scuola e in famiglia: la parola d’ordine è ‘proteggere, informare, educare’”.