di Rosa Gargiulo –
Quando si parla di Federico Pini, non si può non parlare di emozioni. Emozioni “applicate” al giornalismo, terreno sempre più impervio e spesso asettico.
Sia che racconti l’arrivo di star internazionali sul red carpet del Festival del Cinema di Venezia, o le tragedie che in questi anni hanno colpito il nostro Paese (e non solo), Federico si emoziona – e ci emoziona, con le sue cronache puntali e approfondite, e sempre ricche di partecipazione emotiva.
Giornalista Mediaset dal 2001, Federico Pini ha cominciato il suo percorso professionale con la testata del TGCom, prima sul sito e poi in video, a cui si sono aggiunti anche servizi per Studio Aperto e TG4. Ha collaborato a programmi ormai collaudati e di successo, come Verissimo e Matrix. Dal primo dicembre scorso è approdato al TG5, diretto da Clemente Mimun.
“Ringrazio il direttore per la sua fiducia, che mi riempie di orgoglio e mi sprona a fare sempre meglio.” commenta Federico, che in questi mesi ha continuato ad accompagnarci con i suoi servizi in giro per l’Italia.
Il TG5 rappresenta sicuramente il coronamento di tanti anni di lavoro.
“È un traguardo importantissimo, per me, che mi mette quotidianamente alla prova. Molto stimolante.”
Quel che è certo, è che in tutti questi anni Federico non ha mai snaturato se stesso e la sua idea di giornalismo:
“Che è poi l’essenza di questo lavoro. Oggi tutti si sentono giornalisti: basta avere un telefonino tra le mani e mettere un video in rete. Non è così: il giornalismo ha il dovere, oggi più che mai, di recuperare le regole basilari: la ricerca, l’approfondimento, il vaglio e la fondatezza delle fonti.”
È rigoroso, ma anche un professionista che – dopo tanti anni – continua a sentirsi coinvolto nelle storie che racconta, trasferendo le sue emozioni a chi ascolta.
Qual è stata l’esperienza che ti ha colpito di più, nella tua versione di “giornalista patinato”?
“Sicuramente il Festival del Cinema di Venezia e quello di Roma: due occasioni per incontrare attori e star di calibro internazionale, e poterli raccontare come persone più che come personaggi. Mi vengono in mente Meryl Streep e Johnny Depp, e poi ho anche sfiorato Brad Pitt. Mi è piaciuto andare oltre la vetrina dei Festival, e scoprire il loro aspetto più umano e normale.
Tra gli eventi drammatici, invece, quale ricordi con maggiore commozione?
“Il terremoto di Amatrice. In quell’occasione mi sono reso conto della reale utilità del mio lavoro, sperimentando anche un senso di appartenenza molto forte. Ero lì a raccontare la tragedia, ma anche la solidarietà, la speranza. Le persone vedevano in noi giornalisti la possibilità di chiedere aiuto e di restare comunità, anche attraverso i nostri racconti e la presenza tra le macerie, insieme a loro.”
Ed è proprio questo, che rende unico Federico Pini: il suo essere giornalista pragmatico ma profondamente umano, coinvolto in qualunque contesto. In versione “glam” – quando ci sono da raccontare le passerelle della moda milanese; professionista profondo e accorto, quando la cronaca lo chiama a portare nelle nostre case le tragedie “che ci riguardano sempre tutti, e non possiamo girare la testa dall’altra parte” conclude.
C’è, poi anche un Federico Pini scrittore: due anni fa ha pubblicato un piccolo romanzo autobiografico, “Una finestra sul cielo” (Intrecci Edizioni) con una nota introduttiva di Cristina Parodi. Un esordio narrativo che ha sfidato uno dei momenti più delicati e drammatici, non solo per l’Italia ma per il mondo intero: quello della pandemia. Alla fine del primo lockdown, infatti, il suo libro ha portato luce e speranza, una nota di serenità. È il racconto del suo percorso di fede – scritto senza fronzoli e retorica, e senza voler “convincere” il lettore a credere. La sua è, piuttosto, la testimonianza luminosa e positiva di un’esperienza di vita e degli incontri “angelici” – anche quando non si tratta esattamente di angeli con le ali, ma di esseri in carne e ossa, che sono arrivati nella sua vita per un motivo preciso.
“Gli angeli esistono e si manifestano quotidianamente.” – è questa la certezza che accompagna il cammino di Federico. La testimonianza di una conversione autentica (fino a 25 anni, non si era quasi posto il “problema” della fede), che può essere di esempio e sollievo non soltanto per chi crede: perché abbiamo tutti bisogno di un angelo, di una preghiera, di una persona che ci stia accanto e ci sostenga!
“Raccontare la mia conversione è stata un’esigenza dettata dal desiderio profondo di portare i lettori a scoprire quanto possa essere bello sapere che Gesù non ci lascia mai soli, servendosi anche dei suoi angeli. Sono sicuro che a molti capiti di sperimentare l’intervento di Dio nella propria vita, attraverso eventi inspiegabili con la ragione, ma forse tanti non se la sentono di aprirsi per paura di non essere capiti – o venir etichettati come fanatici”.
Cronaca e partecipazione, resoconti ed emozioni, narrazione e pathos: sembra proprio che questa sia la cifra stilistica del nostro Federico Pini, che riesce anche nei tempi strettissimi di un servizio televisivo a stimolare le corde più intime degli ascoltatori. Ci divertiamo con lui, sui red carpet e dietro le quinte delle passerelle; ci commuoviamo, di fronte a macerie e strade deserte durante il lockdown.
Federico sa raccontare questo nostro tempo, con la capacità di arrivare dritto al cuore. È questo il suo marchio di fabbrica: il giornalismo delle emozioni!