Dallo screening alla presa in carico del paziente, alle terapie innovative
I percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA) sono strumenti di governo clinico che permettono di delineare il miglior percorso all’interno della rete in cui sono inseriti e “se davvero avessimo PDTA ideali e appropriati – ha detto Gianni Amunni, Coordinatore della Rete Oncologica Toscana – non solo avremmo uno strumento indiscutibile per la valutazione delle performance in una data struttura, ma uno strumento importante per la programmazione. L’oncologia, a livello diagnostico, è in una fase cruciale e i PDTA sono strumentalmente un’occasione fondamentale, soprattutto in questo contesto, di condivisione per i professionisti delle proprie acquisizioni scientifiche”. Il tema è stato approfondito in apertura della seconda giornata di lavori della Winter School 2023, l’evento annuale di Motore Sanità in corso a Pollenzo (CN).
Ad introdurre il dibattito Fabiola Bologna, Dirigente Medico, già Segretario Commissione Affari sociali e Sanità, Camera dei Deputati; e Giulio Fornero, Direzione Scientifica Motore Sanità.
Oncologia territoriale e telemedicina, il punto di Paola Varese, Direttore SOC Medicina a indirizzo oncologico Ovada ASL AL: “Tutela e garanzia per tutti, pazienti e operatori sanitari, dentro la tutela c’è tutto, dalla prevenzione alla riabilitazione che deve essere progettata al momento della diagnosi. Condivisone tra professionisti attraverso la telemedicina è un altro tema centrale, in modo multidisciplinare. Trasversalità tra reti oncologiche è il terzo punto focale, per potere accedere in modo facile e uniforme a tutti i sistemi. Infine, accessibilità: alla diagnostica, allo screening perché non è più accettabile che il percorso terapeutico sia disorganizzato”.
Del coordinamento del lavoro sul territorio regionale ha parlato Alessandro Comandone, Direttore Dipartimento Oncologia ASL Città di Torino. “Sull’oncologia siamo in corso d’opera prevedendo un coordinamento e un impegno che non esclude anche la parte della formazione, abbiamo ad esempio previsto corsi specifici per medici di medicina generale e giovani medici. Non meno importante il ruolo delle professioni sanitarie e il rapporto di collaborazione”.
Una nuova cultura organizzativa che tenga conto di diverse generazioni a confronto: “Specializzazione e organizzazione del lavoro in team per condivisione della conoscenza di gruppo rappresentano il vero salto in avanti per la medicina – ha aggiunto Davide Croce, Direttore Centro Economia e Management in Sanità e nel Sociale LIUC Business School, Castellanza (VA), che ha posto l’attenzione al cambiamento del sistema di gestione del paziente, che prevede la pluri disciplinarità, come nel caso delle CAR-T.
Sulla sanità del futuro Alessandra Gennari, Direzione universitaria oncologia Ospedale Maggiore della Città di Novara: “Il valore offerto dal PDTA consente di uniformare l’accesso alle cure su tutto il territorio regionale e raggiungere il miglior percorso terapeutico. Delocalizzare è la parola d’ordine, secondo la mia esperienza, per aggiungere valore ai prossimi PDTA”.
“Prevenzione primaria e secondaria – ha spiegato Mario Airoldi, Direttore SC Oncologia Medica 2 Città della Salute e della Scienza Torino-, composizione dei gruppi interdisciplinari, condivisione con le associazioni di volontariato, sono alcuni tra i punti principali svolti nel primo anno di attività. È chiaro che questo è un lavoro che ogni anno va revisionato”.
Qual è il ruolo delle associazioni all’interno delle reti oncologiche? “Aiuto, accoglienza e sostegno psicologico sono le competenze che possono offrire le associazioni di volontariato, opportunamente formate, ma è necessario che siano legittimate all’interno delle reti oncologiche- ha risposto Valeria Martano, Presidente Associazione V.I.T.A. Chieri-. Vivere il tumore attivamente risponde all’acronimo della nostra denominazione e sono felice che si stia dando rilevanza alla territorialità per portare avanti con un’unica voce singole esperienze regionali”.
Il paziente al centro: Fulvia Pedani, Presidente del Comitato A.N.D.O.S. onlus di Torino “Il paziente deve entrare all’interno del processo e dei percorsi, non può essere coinvolto solo in una fase finale. Il PDTA deve essere una certezza per la diagnosi e il trattamento della patologia. Chiederemo che ci sia un coordinamento per evitare disparità di trattamento nelle diverse aree territoriali e garantire un’equità di accesso e di cura”.
“La rete oncologica che ha una base territoriale è un modello che vogliamo portare avanti- ha concluso Carlo Picco, Direttore Generale ASL Città di Torino e Commissario Azienda Sanitaria Zero Regione Piemonte-. È questo il disegno su cui ci muoviamo”.